Come una madre
Costretto a fuggire dal Senegal, arriva in Italia suo malgrado. Poi un incontro gli cambia la vita.
di Stefania Careddu
“Lei c’è sempre, io la chiamo ‘mamma’”. Quando parla della sua tutrice, di colei che lo ha seguito fin dal suo arrivo in Italia, chiarisce che “è stata molto più che un avvocato e molto più che un punto di riferimento”. “C’è un legame fortissimo”. Che non si è interrotto né sfilacciato, anche se ora lui è maggiorenne: “parliamo ogni giorno, mi dà i consigli, mi viene a trovare e quando posso ricambio la visita”. “Per me è come una madre”, dice con una semplicità disarmante.
La mamma, quella biologica, è rimasta in Senegal, insieme a due figlie. È stata lei a convincerlo ad andare via dal villaggio, ormai in balia di un gruppo di ribelli che avevano già ucciso il padre. “Mi hanno rapito e portato nella foresta. Sono riuscito a scappare e a raggiungere casa, ma mia madre mi ha detto che non potevo restare lì perché i ribelli sarebbero tornati e mi avrebbero ammazzato. Così abbiamo deciso che sarei andato da uno zio, in Algeria”.
John (il nome è di fantasia) parte. Da solo. Attraversa il Mali, il Burkina e il Niger. “Mentre eravamo nel deserto – racconta il ragazzo – siamo stati fermati. Hanno preso solo i maschi e ci hanno portato in Libia”. Non era quella la sua destinazione, ma lì rimane per oltre un anno. “Per cinque mesi – ricorda – mi hanno tenuto in prigione. Poi, un giorno, hanno preso me e altre persone e ci hanno costretti a partire su un gommone”. Destinazione: Italia. “Siamo arrivati a Messina, era il 2015 e avevo 17 anni. Ci hanno trasferito in un centro di accoglienza e dopo circa un mese e mezzo – spiega – ci hanno presentato un avvocato, la persona che ci avrebbe rappresentato legalmente e ci avrebbe aiutato. A lui abbiamo raccontato la nostra storia, i nostri sogni, quello che ci piaceva fare”. A causa del numero dei minori, però, alcuni vengono affidati ad un altro tutor. Così John incontra la sua “mamma” che lo aiuta anche a trovare una famiglia dove stare. Si iscrive a scuola, ottiene il diploma di terza media e decide di frequentare le superiori. Il suo sogno è fare il mediatore culturale. Ha fatto un corso specifico e già sta mettendo in pratica quello che ha imparato lavorando in uno degli hotspot del nostro Paese.