Se a chiederlo è il Vangelo
"Come credenti dobbiamo intensificare l’attenzione al tema e alla realtà della mobilità umana ricordando che non è frutto di sensibilità emotiva o di mero orientamento culturale".
“Come credenti oggi dobbiamo intensificare l’attenzione al tema e alla realtà della mobilità umana ricordando che non è frutto di sensibilità emotiva o di mero orientamento culturale. Oggi più che mai va recuperata e intensificata la consapevolezza che ad aprirci all’accoglienza è il Vangelo, la Parola di Dio. Non è questione di strategie, di piazzamenti politici, di sensibilità più o meno emotive”. Lo ha affermato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nel suo intervento alla presentazione del volume “Impronte e scie. 50 anni di Migrantes e Migranti” (Tau Editrice), opera scritta da Simone Varisco.
Galantino ha rilevato che rispetto alle migrazioni viviamo “un oggi provocante e, per altri versi, preoccupante”. “La situazione che stiamo vivendo – ha spiegato – domanda un’attenzione costante, rivolta a tutto ciò che riguarda la mobilità e che è cambiato rispetto al passato: i flussi, i popoli interessati, i percorsi sempre nuovi che si aprono, le sensibilità che crescono o purtroppo scompaiono”. “Certi politici – ha aggiunto – ci hanno costretti a pensare alle migrazioni come ad un tema che riguarda il Mediterraneo. Ma non è così”. “Anche noi, nella nostra azione pastorale, ci siamo fatti condizionare da questo, lasciando per strada altra gente che non era nel mirino di qualcuno”, ha rilevato il segretario generale. Galantino ha anche ricordato che “nei nostri consigli pastorali è cresciuta l’avversione a queste realtà. Dobbiamo stare attenti a quello che succede nella nostra Chiesa”, il monito. “Questo oggi – ha continuato – mi preoccupa non poco soprattutto se viene percepito come luogo in cui si moltiplicano l’avvertimento, l’invito ad allentare la presa per il sopraggiungere di culture politiche che fanno del rifiuto del migrante la loro bandiera”. “Questo mi preoccupa”, ha puntualizzato. Per questo, “il nostro compito dev’essere molto più forte che in passato, non perché ci sta Tizio o Caio al governo ma perché la sensibilità sta arretrando rispetto alla Parola di Dio e al Vangelo”. “C’è bisogno anche di strategie, ma queste – ha osservato – vengono dopo l’interiorizzazione della Parola di Dio, degli appelli che ci vengono dalla Santa Sede e dai vescovi”. “Molti vescovi – ha notato – non sono neanche conosciuti per il tanto lavoro che fanno sul territorio in questi campi”. Da Galantino un invito ai presenti: “Diciamo più spesso che quello che facciamo per i migranti lo facciamo perché siamo credenti”. Il segretario generale ha poi sottolineato come “va denunciata con chiarezza la contraddizione di certe forme di religiosità o di richiami a simboli religiosi che pretendono di convivere con il rifiuto dell’accoglienza di chi è costretto a mettersi in cammino”. “Oggi più che mai – ha concluso – va vissuta la vocazione a essere fontana del villaggio per irrigare solchi di terra resi aridi dall’egoismo che pretende di convivere con una spessa e sospetta patina di religiosità”.
Fonte: AgenSir