“Il futuro del mondo è nelle nostre mani”
"Il conflitto nella mia regione è lontano da quello che raccontano i media", spiega Aishat, studentessa nigeriana di Rondine Cittadella della Pace.
di Aishat, studentessa di Rondine Cittadella della Pace
Mi chiamo Aishat e provengo dal nord-est della Nigeria. Sono musulmana, ho 23 anni e nel mio paese ho conseguito una laurea in scienze politiche. Prima di venire a Rondine Cittadella della pace, ho vissuto in un ambiente di terrore, paura e manipolazioni politiche. Di conseguenza, la mia società è stata caratterizzata da conflitti interni e attacchi terroristici dal 2009 ad oggi. Da piccola sono cresciuta in un ambiente tranquillo e pacifico dove tutto era fatto collettivamente. I bambini andavano a scuola la mattina e tornavano a casa il pomeriggio, la sera andavamo nelle scuole islamiche per studiare il Corano e gli scritti arabi. Ho visto la mia società profondamente trasformata negli ultimi anni. Ciò che all’epoca immaginavo potesse diventare oggi sembra più simile a ciò che vedo attraverso i canali di informazione quando si parla di situazioni di conflitto come ad esempio le notizie che arrivano dal Medio Oriente. Solo allora ho realizzato che le mie fantasie non si sarebbero mai realizzate e che questa è la realtà.
Temo per il futuro del mio paese a causa del crescente tasso di povertà e dello sfollamento di donne e bambini. I piccoli vengono lasciati nelle strade per chiedere l’elemosina e nutrirsi perché la loro fonte di sostentamento è stata rubata. I bombardamenti delle moschee, gli attacchi alle scuole e il rapimento di bambine nelle scuole hanno reso la mia società indifesa. L’effetto psicologico ha trasformato i ragazzi in bambini soldato; le ragazze vengono prese e violentate, poi trasformate in mogli domestiche per i terroristi. Le persone sono migrate verso luoghi di non ritorno perché i loro villaggi sono stati occupati e sono stati sfollati con forza, lasciando le persone senza cibo e né assistenza sanitaria. D’altra parte, a causa della strumentalizzazione della religione e dell’interesse egoistico della politica che ha prestato poca o nessuna attenzione alla lotta contro questa guerra. Il conflitto nella mia regione è lontano da quello che raccontano i media: il numero di morti negli anni passati non è paragonabile alla guerra civile del 1967.
Quando mi sono imbattuta nel programma di Rondine Cittadella della pace mi ha colpito il tema della costruzione della pace tra i giovani: ho sempre saputo che il futuro della mia società si posa anche sulle mie spalle. All’arrivo in Italia ho incontrato persone diverse provenienti da diverse regioni che hanno avuto simili esperienze ma in alcuni casi anche peggiori. Ora mi rendo conto che il futuro del mondo è nelle nostre mani e abbiamo la responsabilità di portare la pace e Rondine è la pietra miliare da cui iniziare.