Il metodo
Quattro verbi, un metodo e un percorso, in fedeltà al magistero sociale della Chiesa.
Papa Francesco ci ha indicato in quattro verbi, un metodo e un percorso, in fedeltà al magistero sociale della Chiesa.
1. Anzitutto accogliere, a partire dal loro desiderio di costruire una vita dignitosa per sé e per i propri familiari, di contribuire a migliorare le condizioni della loro cara terra: accogliere il loro desiderio di futuro. Condividere la loro libertà di partire è il primo impegno sociale.
2. Dall’accoglienza di un desiderio, dalla condivisione della libertà nasce il secondo impegno: proteggere. Significa farsi prossimo, condividere e tutelare un cammino, perché sia nella libertà e non condannato a essere guidato e sfruttato da trafficanti di esseri umani. Significa costruire un percorso protetto, un corridoio umanitario, un canale d’ingresso senza pericoli e rischi. La libertà di partire va protetta e accompagnata.
3. E ancora, il cammino delle persone chiede di promuovere le loro capacità, gli studi e le abilità, i legami familiari, in un percorso di autonomia che superi la mera assistenza.
4. Infine, i migranti sono un valore e un tesoro per le città e i paesi, e per questo occorre fare ogni sforzo per integrare. L’integrazione è l’esito del cammino di ogni persona: è una nuova cittadinanza, la possibilità di partecipare, di associarsi, di realizzare i propri sogni. La complessità di tale processo implica formazione, dialogo, approcci sussidiari, partecipazione di tutti, inclusione, lungimiranza, programmazione che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei territori e delle comunità di accoglienza.
La libertà di partire non nega la libertà di restare o di ritornare nella propria patria. Anzi, un percorso di accoglienza, di tutela, di promozione, di integrazione può anche significare la migliore premessa per iniziare un cammino di ritorno in un Paese a cui ridonare una storia di libertà e costruire sviluppo. Questa nuova storia di un ritorno, oltre che dalle capacità personali dei migranti, può essere facilitata da una cooperazione che predilige i ‘microprogetti ai macroprogetti’ – come ricordava papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate -, che accompagna e promuove le persone nella loro terra, che favorisce le infrastrutture sociali e sanitarie, attraverso percorsi di partecipazione e di costruzione democratica di proposte e iniziative.
Occorrono dunque approcci nuovi, interdisciplinari, scevri da pregiudizi, aperti ad un confronto ampio, dialogico, costruttivo, che tenga conto di molteplici fenomeni complessi, spesso correlati tra loro a livello nazionale, europeo e internazionale, con legami con fattori causali altrettanto complessi che vanno analizzati in profondità.