Mali: il dramma della mancata istruzione
La chiusura delle scuole ha gravi conseguenze sullo sviluppo socio-economico e culturale del Paese, ma anche sulla lotta al terrorismo e alla radicalizzazione.
di Georges, studente di Rondine Cittadella della Pace
Si è aperto lo scorso 3 ottobre il nuovo anno scolastico in Mali e l’inizio non è positivo. Le regioni settentrionali e centrali del Paese, infatti, devono ancora affrontare le sfide dell’insicurezza causata dal conflitto intercomunale e dal terrorismo. Ciò ha creato una grave crisi umanitaria che colpisce il campo educativo. Secondo l’UNICEF, restano chiuse più di 900 scuole, di cui solo 500 nella regione di Mopti. L’insicurezza sta guadagnando terreno. Più di 550 persone sono state uccise nel 2018 nel Mali centrale, dove circa 400 civili e 150 soldati (maliani e stranieri) sono morti nel primo trimestre del 2019, secondo il governo maliano. La “violenza grave” di cui i bambini sono vittime in questa parte del Paese aggravano anche la crisi scolastica in Mali. Si stima che ben 46 bambini facessero parte dei 160 civili uccisi nell’attacco a Ogossagou nella circoscrizione di Bandiagara, del 23 marzo scorso. Il centro e il nord sono disperatamente a corto di insegnanti perché la maggior parte di loro ha abbandonato o è minacciata di morte da gruppi che sono contrari alla riapertura delle scuole. Anche le strutture scolastiche sono vittime di atti di vandalismo e distruzione per impedire agli studenti di tornare in classe. In diverse città, le scuole sono diventate inutilizzabili a causa dei danni subiti durante l’occupazione jihadista. Materiale scolastico come libri, quaderni e panche vengono bruciati o resi inutilizzabili dopo il loro passaggio. Nei villaggi periferici del centro, in particolare nell’area di Dogon, le scuole chiuse sono spesso utilizzate dai terroristi come campo di addestramento per i futuri combattenti jihadisti, tra cui anche diversi bambini soldato. Gli sfollati da conflitti intercomunali o scappati dalle atrocità dei gruppi terroristici nelle regioni centrali e settentrionali del Mali, come Bandiagara o Timbuktu, sono trasferiti nelle scuole così che esse non siano utilizzabili per le lezioni.
La mancanza di scuole nelle regioni settentrionali e centrali del Mali ha gravi conseguenze per lo sviluppo del Paese, sia a livello socio-economico e culturale, che per la lotta contro il terrorismo e la radicalizzazione dei giovani. In un’area in cui i conflitti stanno diventando sempre più intensi e la popolazione si sente sempre più abbandonata, la scuola deve essere una speranza. Una speranza per i futuri leader di domani, ma anche per frenare il sistema di radicalizzazione e reclutamento di bambini nei gruppi armati. L’istruzione è un diritto per tutti e il desiderio di ogni bambino è di andare a scuola e non sui campi di battaglia.