Narrare i conflitti per costruire un futuro di pace
Dopo 8 mesi di convivenza a Rondine, gli studenti hanno condiviso le loro esperienze. Per imparare che l’altro non è un nemico.
Dopo 8 mesi di convivenza, di confronto e condivisione, gli studenti internazionali di Rondine hanno vissuto un momento di grande importanza all’interno del percorso formativo: la narrazione del conflitto. Trovarsi nella stessa stanza a raccontare ognuno il proprio conflitto e condividerlo con gli altri a partire dal proprio nemico è sempre un’esperienza molto forte. Ognuno degli studenti ha raccontato la storia del proprio conflitto, dal proprio punto di vista. Le narrazioni sono spesso molto diverse e nella ricerca delle verità, nell’analisi storica, nel confronto di diversi punti di vista emerge la fragilità dell’umano, del dolore innegabile che ogni conflitto porta con sé al di là di chi è vincitore o vinto.
“Questo momento di vera testimonianza personale non ha lasciato indifferente nessuno studente – ci racconta Clément, uno dei giovani maliani, partecipanti al programma di Rondine grazie alla campagna “Liberi di partire, liberi di restare” – Ognuno di noi ha preso coscienza dell’ampiezza e della gravità dei reciproci conflitti e ma soprattutto che le idee sono state correlate nella prospettiva di una soluzione comune con il suo opposto nemico. Questa prima narrazione tra gli studenti dei paesi nemici ci ha fatto trovare un messaggio nuovo. Questo messaggio è che la pace è davvero possibile. Se vogliamo cambiare il lato oscuro di questo mondo, possiamo farlo. Come? Accettando di allungare la mano, mangiare, giocare allo stesso tavolo con il nemico. Ed è proprio quello che Rondine ci insegna a fare durante il giorno attraverso gesti semplici e simbolici. Se questo gesto potesse essere moltiplicato ovunque nel mondo, l’uomo non sarebbe più un lupo per l’uomo, ma un fratello che deve essere aiutato nonostante i suoi difetti”.
“È stato un forte momento di testimonianza: condivisione, accettazione e apertura agli altri – afferma l’amico e connazionale Lèonard, anche lui arrivato a Rondine lo scorso luglio – perché non è facile fare tale testimonianza quando hai perso così tanto in un conflitto. Questi due giorni di confronto sono stati ricchi di intense emozioni. Ogni studente ha affrontato lo shock sperimentato durante i periodi di conflitto e ha accettato di condividere la situazione. Personalmente, sono stato davvero toccato dalla fiducia che si è creata a Rondine e che ha permesso a tutti di aprirsi agli altri. Attraverso questi momenti, ho imparato a conoscere gli altri. E ora ho un’idea dei diversi conflitti di ogni studente. Sforzarsi di parlare di ciò che abbiamo passato, ci aiuta a liberare la mente e a sentirci più liberi e forti. In breve, ci aiuta a crescere”.