Spezzare le catene di morte

Spezzare le catene di morte

Comprate e vendute, vittime della guerra, straziate dal dolore, samaritane del nostro tempo. Suor Eugenia Bonetti, presidente di "Slaves no more" dedica un pensiero alle donne e alle madri di oggi.

di suor Eugenia Bonetti, presidente di “Slaves no More”

Nel mese di maggio, dedicato a Maria, non si può non fermarsi e riflettere sul ruolo che le donne hanno nelle società. Ruolo che è rimasto centrale in tutte le epoche di ieri e oggi. Dimostrazione di ciò si può vedere nitidamente paragonando il ruolo che Maria ha avuto durante il calvario di Gesù durante la Via Crucis e il ruolo che oggi le donne, religiose e laiche, hanno nello stare accanto alle famiglie, alle comunità, alle tante persone che soffrono, che sono sole ed abbandonate.
Maria, insieme ad un piccolo gruppo di donne, è stata l’unica a rimanere accanto al Signore quando tutti quelli che lo circondavano gli hanno voltato le spalle, lo hanno rinnegato, lasciandolo solo o, peggio, deriso. Quando Gesù si è sentito abbandonato persino dal Padre, nel momento più difficile, Maria, sua Madre, era lì, sotto la croce, pronta a condividere quel dolore immenso, quel sacrificio capace di salvare tutta l’umanità. Quel gruppo di donne sotto la croce si sono prese cura di quell’uomo che sarebbe diventato il simbolo della redenzione e della rinascita. Così oggi molte donne sono capaci di dedicare la loro vita alla cura del prossimo, del più debole, con una dedizione ed un riguardo capaci di dare la forza agli stessi di cambiare il corso della loro vita. Mi riferisco, ad esempio, alle tante samaritane che sanno accogliere e curare le ferite, non solo fisiche, ma soprattutto, psicologiche delle tante, troppe donne e ragazze che sono vittime della tratta di esseri umani. Ragazze comprate e vendute, abusate e costrette, usate e gettate, ridotte ad un semplice oggetto da una società che pensa di poter comprare tutto, persino il corpo e la dignità delle persone.
Penso anche alle tante madri che soffrono per i loro cari che vedono partire e di cui spesso perdono le tracce. Donne che vivono in luoghi di guerra, guerriglia, scontri fra bande di fazioni politiche diverse e fazioni religiose, in zone povere, massacrate dai cambiamenti climatici, dalle carestie e dalle siccità, paesi dimenticati dopo essere stati sfruttati e depredati anche da quella parte di mondo chiamata ‘sviluppata’. Ancora il pensiero corre alle giovani e giovanissime donne che sono vittime della schiavitù moderna, come viene definito da Papa Francesco vero crimine contro l’umanità. Donne che vengono distrutte, soggetti di una compravendita che riduce le vittime ad oggetti. Molte di queste, pur avendo subito violenze che non possono essere neanche immaginate riescono a trovare la forza di cominciare una vita nuova e diventare sostegno ed esempio per chi, dopo di loro, passerà lo stesso inferno.
Possa il Cristo Risorto donare a tutte queste giovani la forza di spezzare tutti gli anelli di una catena di morte per vivere in pienezza e libertà il dono della loro dignità.