Vie di uscita dalla povertà
"La povertà, con gli strumenti giusti, si può davvero combattere". La riflessione di Stefano Lampertico, direttore di Scarp de' tenis, il mensile della strada promosso da Caritas Ambrosiana.
di Stefano Lampertico, direttore di Scarp de’ tenis
I numeri, le statistiche, non ingannano. E sono un elemento fondamentale della narrazione. Per raccontare la povertà in Italia non si può che partire da qui. Dai numeri. In Italia l’Istat ha stimato che nel 2018 vivevano oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta – che non possono cioè permettersi le spese essenziali – con una incidenza pari al 7,0%, per un totale di 5 milioni di individui. Le famiglie in condizioni di povertà relativa, invece, – quelle cioè che non riescono ad accedere a tutte le possibilità e i servizi disponibili – nel 2018 sono stimate in circa 3 milioni (11,8%), per un totale di quasi 9 milioni di individui. C’è un altro dato che non si può omettere. Arriva da una ricerca promossa da Caritas, Istat e Ministero del Lavoro. Riguarda il numero delle persone senza dimora che vivono nel nostro Paese. Gli ultimi della fila, gli invisibili. Sono più di 50 mila nel Paese. Affollano le mense della Caritas, i dormitori comunali, chiedono abiti ai guardaroba e il pacco viveri al Centro di Ascolto delle parrocchie. E infine, la classe media. Per molte generazioni appartenere alla classe media ha significato possedere una casa, avere un lavoro con possibilità di carriera, poter aspirare ad un futuro migliore per i propri figli. Il ceto medio è stato anche la base sui cui fondare la crescita economica e sociale. Oggi più di un quinto delle famiglie con redditi medi spende più di quello che riesce a guadagnare. Il risultato, dicono gli studiosi, è che “la classe media sembra una barca tra le secche”.
In questo quadro di crisi, economica e sociale, le persone e le famiglie a rischio povertà sono sempre più numerose. Le Caritas del territorio restituiscono una fotografia non dissimile da quanto fino a qui detto. E basta poco per trovarsi in condizioni di difficoltà. La perdita del posto di lavoro, una crisi improvvisa, una rottura di una relazione affettiva.
Le strade, allora, per uscire da questa situazione di crisi stagnante, da condizioni di vita difficili, dicono gli esperti, si muovono in due direzioni. Lavoro, da una parte. Reddito, dall’altra. Lavoro e reddito sono i cardini di una esperienza che mi vede coinvolto da anni. Un giornale di strada, Scarp de’ tenis, che racconta storie che insieme e un progetto sociale. Protagonisti del quale sono le persone senza dimora e tante altre persone in situazione di disagio personale o che soffrono forme di esclusione sociale o che hanno necessità di integrare il proprio reddito. Un giornale che diventa strumento e occasione di lavoro e che li sostiene nel cammino per ritrovare una casa, un lavoro, un buono stato di salute, una capacità di risparmio.
In 25 anni di storia oltre 800 persone hanno collaborato con il progetto Scarp de’ tenis, vendendo il giornale (potendo così garantirsi un piccolo reddito – una parte del prezzo di copertina rimane infatti a chi lo vende) o scrivendo contenuti. Un tentativo, piccolo certamente nei numeri, ma importante nel suo significato. Perché la povertà, con gli strumenti giusti, si può davvero combattere.