A partire dai poveri

A partire dai poveri

Alla vigilia della giornata Mondiale dei Poveri, don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana riflette sulla povertà, "un fenomeno dai mille volti" che accomuna italiani e stranieri.

Un fenomeno dai mille volti e dalle molteplici sfaccettature”. Così don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, definisce la povertà ricordando che essa “non è solo mancanza di reddito o lavoro: è soprattutto isolamento, fragilità, paura del futuro”.

Chi sono i poveri oggi? Sono solo gli stranieri?
Il tema della domanda collega la Giornata mondiale dei poveri con quella delle migrazioni dove, sopra i numeri e le vicende, emergono i volti e le storie delle persone. Degli individui ascoltati nei Centri Caritas nell’ultimo anno il 44% risulta di cittadinanza italiana e il 56% straniera. Continua a crescere in termini complessivi l’incidenza degli italiani, secondo un trend che si registra ormai da diversi anni. Soldi, cibo, lavoro restano i bisogni essenziali di tante persone. Ma la povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è soprattutto isolamento, fragilità, paura del futuro. Non a caso il Rapporto povertà di Caritas Italiana lo scorso anno ha dedicato particolare attenzione al tema della povertà educativa e quest’anno il flash Report, presentato insieme con Legambiente il 16 novembre durante il Festival dell’Economia civile, mette in evidenza, le strette connessioni tra ambiente, degrado, povertà e giustizia sociale.
I dati dei centri di ascolto raccontano dunque di una povertà che si fa sempre più cronica, multidimensionale e persistente. Il tutto è testimoniato dall’aumento delle persone in carico alla rete Caritas da molti anni (uno su quattro lo è da 5 anni e più) e dall’incremento di coloro che sperimentano contemporaneamente fragilità di diversa natura, mescolando povertà materiali e immateriali. In costante crescita anche il numero medio di incontri annui per persona che nel 2018 arriva a 7,2 (prima della crisi si attestava al 3,2), segno evidente di una maggiore complessità delle storie accompagnate. Dietro ai numeri ci sono, dunque, vere storie di vita, situazioni concrete, relazioni. E accanto all’analisi e alla lettura del fenomeno c’è sempre l’animazione e la sensibilizzazione della comunità e un’azione di stimolo delle istituzioni.

Nel Messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri, papa Francesco cita Jean Vanier, che ha dedicato la sua vita alle persone con gravi disabilità spesso escluse dalla società. Eppure gli esclusi, ricorda il pontefice, ci salvano…
Sembra un paradosso, come spiega lo stesso papa Francesco: “Con gli occhi umani non si riesce a vedere questa forza salvifica; con gli occhi della fede, invece, la si vede all’opera e la si sperimenta in prima persona. Nel cuore del Popolo di Dio in cammino pulsa questa forza salvifica che non esclude nessuno e tutti coinvolge in un reale pellegrinaggio di conversione per riconoscere i poveri e amarli”. Il primato dell’altro – e nessuno meglio del povero e dell’escluso esprime questa condizione – costituisce un elemento fondamentale dell’etica evangelica. Dalla prospettiva del povero, dopo aver lasciato come il Buon Samaritano la nostra strada per avvicinarci all’altro, possiamo comprendere le diverse dimensioni dell’opzione preferenziale per il povero: spirituale, teologica ed evangelizzatrice. In effetti esse presuppongono il cambiamento, che il Vangelo chiama conversione. Concretamente, nella Evangelii gaudium, papa Francesco spiega che: “Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica”. Significa perciò attenzione, accoglienza, condivisione a partire dai poveri; scegliere di camminare con loro e da lì partire per facilitare la condivisione e la edificazione della comunità.

La povertà è una delle cause delle migrazioni. Cosa c’è da fare su questo fronte? soddu
La povertà è un fenomeno dai mille volti e dalle molteplici sfaccettature. Per vederle non occorre andare molto lontano. Anche in Italia, infatti, accanto al disagio di coloro che in modo transitorio, persistente (o nei casi più gravi cronico) sperimentano delle difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, coesistono le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre/conflitti, disastri naturali, vede sommarsi contemporaneamente tante vulnerabilità, prime fra tutte quelle legate ai traumi indelebili di un viaggio spesso fatto in condizioni disperate.
In questa cornice appaiono sempre più evidenti i nessi, troppo spesso trascurati, che esistono oggi tra povertà, emergenze internazionali, guerre ed emigrazioni. È proprio in quest’ottica che appaiono sempre più urgenti riflessioni sulle cause che sono all’origine delle migrazioni forzate, sulle situazioni di tratta, sfruttamento e violenza in molti contesti bellici o postbellici, o ancora sulle rotte percorse e i terribili viaggi affrontati dagli immigrati. C’è dunque una cultura e un approccio da cambiare e lo dovrà fare chi fa politica e guida i vari Stati, attraverso leggi che tengano conto del bene comune e riescano a coniugare responsabilità, accoglienza, inclusione. Non possiamo perciò limitarci a considerare la situazione dei paesi più poveri; dobbiamo invece cercare soluzioni più ampie, perseguendo un modello di sviluppo in grado di offrire risposta agli squilibri esistenti. È la sfida che abbiamo di fronte per dare sostanza al nostro impegno in favore la dignità della persona umana.

Uno dei problemi emergenti è il disagio abitativo, a cui è dedicata l’ultimo volume della collana VivaVoce della EDB dal titolo “Per piccina che tu sia”. Di cosa si tratta?L’attenzione della Caritas alla dimensione abitativa non è certamente un interesse contingente e transitorio, ma si inserisce nel solco del cattolicesimo sociale, da sempre attento al valore della casa e dell’abitare. Papa Francesco, nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 25 settembre 2015, sottolineò con forza tale centralità: “Al tempo stesso, i governanti devono fare tutto il possibile affinché tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale. Questo minimo assoluto, a livello materiale ha tre nomi: casa, lavoro e terra”. Ma il nostro non è un interesse di carattere solamente valoriale. La Caritas è testimone quotidiana delle numerose problematiche abitative che segnano le famiglie, al punto che non è stato certamente complesso rintracciare tra i tanti volti di povertà che transitano nei nostri luoghi alcune storie di vita, esemplificative di tale disagio. Dietro i numeri registrati ci sono le storie di vita, concrete situazioni di disagio abitativo delle persone che transitano nei centri d’ascolto Caritas alle quali è appunto dedicato il nuovo volume “Per piccina che tu sia”.

Alcune misure sono in atto, ma in che modo bisognerebbe contrastare – a livello sociale e politico –  la questione della povertà nel nostro Paese? 

Rianimare la speranza e restituire fiducia attraverso segni concreti. Va quindi sottolineata l’urgenza di immaginare nuove strade e modalità di lavoro per coinvolgere e responsabilizzare la società intera, per opporre alla società dello “scarto” un nuovo modello economico, verso quella “ecologia integrale” indicata da Papa Francesco nella Laudato Si’.
Più specificamente nel nostro Paese in tema di politiche di contrasto alla povertà c’è stata grande attenzione negli ultimi anni con ben tre misure che si sono susseguite nell’arco di pochi anni: Sostegno all’inclusione attiva 2016; Reddito di Inclusione 2017; Reddito di cittadinanza 2019. Il Reddito di cittadinanza, in vigore dallo scorso marzo, rappresenta un’occasione preziosa per affrontare significativamente il tema della povertà assoluta, considerati i consistenti stanziamenti, l’aumento della platea e l’incremento degli importi. Ma l’esistenza di una misura non basta a garantire risultati soddisfacenti. La fase di attuazione è altrettanto delicata e critica a va pertanto attentamente monitorata per poter raccogliere gli elementi necessari a costruire proposte di modifica della legge che vadano nella direzione di una sua maggiore efficacia e adeguatezza al fenomeno della povertà assoluta nel nostro paese. In questa prospettiva Caritas Italiana dedicherà una particolare attenzione nei prossimi mesi al monitoraggio delle situazioni di beneficiari dei servizi Caritas che ricevono la misura e approfondirà alcuni aspetti relativi agli impatti sulle persone e sulle modalità operative delle Caritas diocesane. Questo permetterà di costruire una solida base empirica da cui partire per migliorare il servizio svolto in favore dei poveri e fornire elementi per il costante perfezionamento delle politiche nazionali in loro favore. Con l’auspicio che si possa arrivare a un’azione sempre più integrata per poter rispondere alla multidimensionalità della condizione di povertà, attraverso un approccio globale e una visione integrale della persona. A questo, naturalmente, si affianca tutto l’impegno di prossimità e solidarietà che nelle nostre comunità ecclesiali non deve mai venire a mancare.