Cambiare rotta

Cambiare rotta

La Laudato Si’ ci ricorda che siamo tutti connessi e che le cose possono cambiare. Con l’impegno e la coerenza di tutti. Parola di Cecilia Dall’Oglio, responsabile dei Programmi Europei del Global Catholic Climate Movement.

di Stefania Careddu

 

La Laudato Si’ ci ricorda che siamo tutti connessi e che le cose possono cambiare. Con l’impegno e la coerenza di tutti, soprattutto dei cattolici che nella questione ecologica hanno un ruolo fondamentale. Parola di Cecilia Dall’Oglio, responsabile dei Programmi Europei del Global Catholic Climate Movement (Movimento cattolico globale per il clima).

Quale è l’attualità della Laudato di Si’, a 5 anni dalla sua pubblicazione?

La Laudato Si’, come è stato evidenziato anche alla presentazione del documento vaticano del Tavolo interdicasteriale dal titolo Il cammino per la cura della casa comune a 5 anni dalla Laudato si’, rappresenta la bussola per questo cammino da fare insieme per la cura della casa comune, con occhi, cuore, mente e mani aperti. In questo percorso, che si è aperto con il Sinodo per l’Amazzonia, ascoltiamo il grido dei poveri e della Terra e abbiamo una nostra conversione ecologica.
Siamo tutti sulla stessa barca, abbiamo necessità di cambiare rotta e questo possiamo farlo soltanto tutti insieme, se ciascuno rema con la propria specificità, con il proprio carisma, con un ritmo e un’armonia che ci permette di andare all’unisono in quella unità nella diversità e in quell’unisono di preghiera che ci dà coraggio a audacia per essere testimoni.
L’attualità della Laudato Si’ è enorme, sia dopo l’emergenza che dentro all’emergenza Coronavirus: mentre noi siamo nella Fase2, in tante altre parti del mondo il Covid sta aggravando sempre più la condizione delle fasce più deboli della popolazione, dei più vulnerabili.
La Laudato Si’ ci ricorda che siamo tutti connessi e che dobbiamo insieme cambiare rotta. Noi vogliamo una ripartenza giusta, vogliamo rialzarci da un’economia, che ora è a terra, in modo davvero diverso. L’enciclica ci ricorda che le cose possono cambiare.

Alcuni studi hanno messo in relazione l’inquinamento con la diffusione della pandemia. Anche questo è un segnale che ci arriva dall’ambiente?

Siamo sempre più portati a non considerare la Terra come una madre, a non capire il legame totale che abbiamo con essa e così continuiamo a sfruttarla, a spremerla come un limone. Non ci rendiamo conto che stiamo andando a tagliare le radici della nostra vita.  L’economia estrattivista, che uccide, non ha nessun interesse ad aver cura del Creato. Stiamo distruggendo l’ecosistema, la biodiversità e, come ha detto Papa Francesco con quelle parole meravigliose il 27 marzo in piazza San Pietro, pensavamo di restare sani in un mondo malato. Questo invece non è possibile, perché tutto quello che di male abbiamo fatto e stiamo facendo ci ritorna addosso. Credo che per noi questo sia l’ultimo avvertimento: ci è stata data un’importantissima opportunità per cambiare rotta in termini di sviluppo integrale e sostenibile, di riduzione di gas e delle emissioni di carbonio, di tutte le cause che stanno provocando i cambiamenti climatici e il riscaldamento della Terra. È stato suonato un corno.

 Riflettori puntati sulla Casa Comune: oltre al Tempo del Creato, per volontà di Papa Francesco questo sarà un Anno Speciale dedicato alla Laudato Si’…

Il tema del Tempo del Creato sarà il Giubileo per la Terra per ricordarci questo corno che viene a suonare, che viene a chiamare il tempo di riposo, di restituzione, di riparazione. Il Tempo del Creato è quel tempo favorevole di riflessione, di preghiera e di azione che va dal 1 di settembre, Giornata di preghiera mondiale per il Creato, fino al 4 ottobre, festa di San Francesco. Se noi siamo disponibili a farci mettere in discussione, questo è un corno che suona.
L’Anno Speciale della Laudato Si’ è un altro dono grandissimo perché ci permette una staffetta di una resistenza attiva non violenta, dal Tempo del Creato per andare all’Economy of Francesco, al Global Compact sull’educazione, per tenere viva l’attenzione e aiutare la Chiesa ad accelerare questo cammino.

Il Papa torna spesso sul teme e sulla necessità della “conversione integrale”. Ma cosa significa concretamente?

Per parlare di conversione ecologica, si può fare riferimento alla spoliazione di Francesco che rappresenta un momento di libertà, un mettersi nelle mani del Padre. La conversione ecologica è proprio questo cambiamento del cuore che ci rende liberi, servitori, co-creatori, e ci permette di vivere coerentemente questo abbandono fiducioso al Padre nella nostra vita e nella cura del Creato, dagli stili di vita personali e della nostra comunità alle azioni nella sfera pubblica, politica e di gruppo.
Nella conversione ecologica sono unite la dimensione spirituale, di preghiera, di contemplazione con quella dell’azione personale e comunitaria. Non dimentichiamo l’importanza di cambiare le strutture di peccato: noi abbiamo bisogno di essere liberati non solo dal consumismo, ma da un sistema economico che ci dicevano essere inaffondabile e che invece è stato messo in crisi dal virus.
Bisogna avere la pena dentro al cuore come coloro che ogni giorno tengono le mani dei propri fratelli e sorelle che stanno gridando, che vedono questa Terra desertificata, persone che scappano dalla fame, da un’agricoltura intensiva che crea solo schiavi.
Come cattolici abbiamo un ruolo fondamentale, siamo in prima linea per rialzarci dalla crisi economica e sanitaria con una giusta ripresa. Non vogliamo tornare alla normalità, ma ad un rapporto con la madre Terra che sia di armonia, di buon vivere, di custodia e vogliamo essere dalla parte di chi sta subendo le conseguenze di un’economia e di una finanza che uccidono. Bisogna andare verso una transizione economica che ci renda liberi dalle fonti fossili. Vogliamo un’economia che metta al centro l’uomo.

Con i Friday for Future, abbiamo visto tanti giovani scendere in piazza per chiedere azioni concrete per affrontare i cambiamenti climatici. Sono diversi poi i gruppi internazionali, tra cui il Global Catholic Climate Movement, che fanno sensibilizzazione e promuovono azioni concrete. Qualcosa sta cambiando? 

Sì. Le cose stanno cambiando, abbiamo segnali fortissimi e bellissimi. Il nostro Movimento, che è nato 5 anni fa, è un’alleanza di organizzazioni, di ordini religiosi, di organizzazioni laicali, di Caritas ed è una  risposta al grande bisogno di stare insieme come cattolici e di muoverci.
Un esempio concreto di come la mentalità stia cambiando è rappresentato dal Corso per animatori “Laudato Si’”: quest’anno anche in Italia è stato fatto online e vi hanno partecipato 1100 nuovi animatori provenienti da tutto il Paese, di diverse età, dai giovani fino ai pensionati, impegnati in ordini religiosi, parrocchie e associazioni oppure singoli che frequentano la parrocchia. E nelle ultime due settimane di luglio partirà anche un altro corso per animatori Laudato Si’, un’iniziativa che avrà Avvenire come media partner.
Siamo molto contenti di questa sinergia, di questo movimento dal basso che però ha un forte legame con le realtà istituzionali italiane, europee, mondiali e Vaticane. C’è tanta voglia di fare qualcosa, di sentirsi parte del cambiamento e di voler lasciare alle prossime generazioni un mondo diverso. Moltissimi sono motivati dai propri figli e nipoti perché sanno che quello che faremo quest’anno, nei prossimi giorni o mesi è quello che cambierà il futuro delle nostre generazioni. Di questo c’è consapevolezza e speriamo davvero che tutti valorizzino questo tempo del Creato per dire che noi siamo per una giusta ripresa, che siamo pronti a dimostrarlo con i nostri stili di vita e con quelli delle nostre comunità.

Dal Sinodo per l’Amazzonia alla pandemia: ci siamo resi conto che tutto è connesso e che quello che accade dall’altra parte del mondo in realtà ci tocca da vicino. Quali sono i comportamenti che ognuno può mettere in atto per contribuire al cambiamento?

Dobbiamo essere tartarughe, cioè dobbiamo avere cura dei nostri momenti di riposo, di contemplazione, di ristoro nel Creato perché ci attiveremo solo su ciò che amiamo. Bisogna amare questa Terra perché altrimenti non ci verrà mai voglia di custodirla.
Inoltre, occorre sostenere con le nostre spese l’economia civile, il chilometro zero, i farmer market, stando attenti ai nostri comportamenti di consumatori e dando un contributo per un’economia circolare. È fondamentale fare la raccolta differenziata, usare i detersivi alla spina, informarsi bene e essere cittadini consapevoli, attivarsi in parrocchia per il Tempo del Creato, attivare processi, ma soprattutto tenere cuore e orecchi aperti. E poi camminare su una strada di coerenza e di impegno.