Dalla tradizione un antidoto ai conflitti di oggi

Dalla tradizione un antidoto ai conflitti di oggi

In Mali, un’antica pratica ha garantito per secoli una convivenza pacifica i popoli.

Di Brigitte Togo (studentessa di Rondine)

In Mali, esistono delle pratiche tradizionali per gestire i conflitti che spesso si sono rivelate molto efficaci. Il dibattito e la discussione sono l’essenza di ogni processo di gestione o governo in Africa. Il potere della parola ha una grande importanza nella cultura maliana. È in questo contesto che vorrei condividere, un’interessante buona pratica che, a mio parere, potrebbe essere un mezzo per prevenire i conflitti. È uno dei motivi per cui, nonostante di secoli di vita comunitaria, il Mali ha sempre vissuto in pace ed è stato considerato da sempre uno dei paesi più pacifici dell’Africa. Questa pratica è chiamata “Sinankunya” in Bambara.
La “Sinankunya”, che significa ‘cugino scherzoso’, è una pratica antichissima la cui origine risale a secoli fa. Proviene dalla Carta di Kurukan Fuga del 1236, introdotta da Keita Soundiata a seguito di una battaglia vinta contro Soumaoro Kanté nel paese di Mandingo o Mande. Gli anziani dicono che ha la particolarità di resistere ai tempi e alle diverse storie (commercio degli schiavi, colonizzazione) che caratterizzano l’Africa. Oggi, è ancora diffusa in Mali e in alcuni paesi dell’Africa occidentale, in particolare in quei paesi abitati da popoli di cultura Mandinka (Impero del Mali) prima della divisione territoriale dell’Africa.
La carta aveva lo scopo di governare la vita del grande popolo Mandingo in tutte le sue componenti e su tutti gli aspetti organizzativi, economici, culturali e ambientali. Le regole riguardavano quindi l’organizzazione sociale, i diritti e doveri della persona umana, l’esercizio del potere, il ruolo delle donne nella società, la gestione degli stranieri, la conservazione e la trasmissione della storia.
Tra le regole, c’è la “Sinankunya” che continua ad avere un preciso impatto sulla vita quotidiana di tutti i popoli di cultura Mandinga che ha origine da una specie di gioco popolare praticato da varie comunità. La “Sinankunya” o “Cousinage à plaisanterie” può essere definita come una relazione tra due persone in cui, in alcuni casi, è permesso dall’usanza, prendere in giro, deridere, insultare, senza che nessuno si offenda, si faccia del male o porti rancore all’altro. Uno straniero in questo modo avrebbe creduto di assistere a una vera lotta. Ma, in linea di principio, è con grandi risate che il gioco finisce.
In effetti, le tradizioni maliane hanno un approccio piuttosto dinamico, comunitario e umanistico, basato sulla solidarietĂ  e sulla tolleranza.
In Mali ci sono tre tipi di “Cousinage à plaisanterie”: c’è quello della consueta alleanza suggellata da un patto di sangue tra le genti o i clan; quello che deriva da una relazione di parentela familiare o acquisita attraverso matrimoni (tra nonni e nipoti, cognati e cognati); e infine, l’ultimo è quello senza relazione di parentela, né di patto o conoscenza ma con appartenenza alla stessa fascia d’età.
Non si tratta di un fenomeno imposto su questo o quel gruppo etnico o famiglie, ma la “Sinankunya” si basa sulla simpatia esistente tra clan e gruppi etnici. Inoltre, in alcuni casi l’unica identificazione del nome di famiglia o dei rispettivi gruppi etnici è sufficiente per pacificare le situazioni più critiche. Nel corso del tempo, ha finito per prendere un posto importante nella società maliana. È un valore sociale e tradizionale, e svolge un ruolo importante nella governance locale, possiamo dire una sorta di contratto sociale. È un modo per avere una buona convivenza, per disinnescare le tensioni tra gruppi etnici vicini o tra clan familiari e gestione pacifica dei conflitti.
La “Sinankunya” ci ha permesso di vivere insieme mentre tolleriamo gli errori del passato. In Mali, abbiamo altri due esempi comuni di “Cousinage à plaisanterie”: il patto sacro che lega i Dogon e i Bozos, e le famiglie Diarra e Traoré. Il Dogon e il Tuareg sono anche un buon esempio, perché durante gli scontri nel nord solo l’associazione “Guina Dogon” poteva andare alla parte tuareg per mediare ed essere l’intermediario tra il governo e i belligeranti in un momento molto delicato. In generale, le alleanze sono considerate molto seriamente, perché nelle teste dei protagonisti pesa una sanzione “soprannaturale” o “divina” che colpirebbe chiunque infranga le regole.
Tuttavia, per alcuni conflitti che a volte sono legati a nuovi fenomeni la tradizione non è sufficiente. La “Sinankunya”, infatti, non ha avuto molto effetto nell’attuale crisi nel nord del Mali a causa della complessità della situazione dovuta a interessi politici e finanziari che fanno leva sulla criminalità organizzata. Ma anche a causa di molti belligeranti stranieri che non conoscono questa pratica ancestrale.  Che può servire da modello per una nazione multiculturale e diversificata, perché rappresenta un fattore di pace ma può anche essere uno strumento molto efficace per la risoluzione dei conflitti. Credo che questo valore debba essere ulteriormente rafforzato e preservato, e ciò può essere un esempio anche per altri popoli.