La pace riparte dalla terra
Arvedo, studente maliano di Rondine, parla del suo Paese, il Mali, destabilizzato dai conflitti armati, da gruppi criminali e dal fenomeno della migrazione.
Mi chiamo Magnan Arvedo Doumbia, ho 24 anni e vengo dal Mali, un Paese dell’Africa Subsahariana, situato nella regione occidentale. Sono nato nel comune rurale di Ouélessebougou, nel dipartimento di Kati, regione di Koulikoro, nel 1995. Sono diplomato a Kati, appassionato di letteratura. Nel 2014, dopo il diploma, nella speranza di seguire il mio sogno, mi sono iscritto alla Facoltà di Lettere, lingue e scienze del linguaggio dove ho conseguito la laurea nel 2018. Subito dopo, sono stato selezionato per il progetto finanziato dalla Campagna “Liberi di partire, liberi di restare” in Italia, precisamente a Rondine.
Ciò che mi ha spinto a venire alla Cittadella della Pace è la situazione di sicurezza del mio Paese. Da qualche anno, infatti, il Mali soffre per una situazione critica interna. Dal 2012 alcune bande armate hanno preso possesso della parte settentrionale del Mali e da allora la situazione del mio Paese è cambiata, nulla è stato più lo stesso, l’educazione ed il futuro dei bambini sono in pericolo, si verificano spesso uccisioni di poveri innocenti (bambini, uomini, donne, militari). La situazione va di male in peggio, i banditi attaccano, braccano, devastano e violentano onesti cittadini. I diritti delle persone sono messi in pericolo, e l’ingiustizia insieme all’atteggiamento di lassismo hanno fatto guadagnare terreno ai criminali. Questa situazione è cresciuta fino ad abbracciare un altro fenomeno: non era mai accaduto infatti che due etnie prendessero le armi l’una contro l’altra in Mali. Anche se non c’è stato uno spostamento totale del conflitto dal Nord verso il centro del Mali, la situazione è sempre più inquietante oggi. Così, sperando che la formazione e l’esperienza di Rondine possano essere d’aiuto al mio Paese e nell’ottica della ricerca di una soluzione per la trasformazione di questa situazione di conflitto, ho scelto il percorso di Rondine Cittadella della Pace.
Un’altra ragione ha a che fare con la questione migratoria. Questo è un tema che interessa molto il mio Paese ed è facilmente “preda” dei media. In Mali molti giovani sono tentati di partire per l’Europa alla ricerca di una vita migliore. Questo fenomeno è causato dalla disoccupazione, dalla mancanza di innovazione e di creazione di lavoro da parte dello Stato e anche dei giovani stessi. Alcuni genitori spingono direttamente i loro figli verso un nuovo orizzonte, spesso per la mancanza di mezzi o anche per i racconti di chi ce l’ha fatta, di chi è riuscito. Ma ogni cittadino nelle piene facoltà fisiche e mentali dovrebbe contribuire allo sviluppo del Paese. Restare in Mali, lavorare per aiutare il Paese a crescere, e lavorare per la propria crescita personale: questo è ciò che viene domandato a tutti. Il progetto “Liberi di partire, Liberi di restare” ha come obiettivo principale la formazione di noi giovani africani al fine di supportare e aiutare altri giovani.
Durante la nostra formazione, Rondine ci supporta anche nello sviluppo di una idea progettuale, e la mia idea è basata sull’agricoltura ed il conflitto ambientale. Più che mai, oggi l’uomo ha bisogno di vivere in armonia con la terra e con la natura.  Una delle preoccupazioni maggiori degli agricoltori del Mali è come commercializzare e conservare i prodotti ottenuti. Per rispondere a questa problematica ho intenzione di creare un progetto che supporterà la conservazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. Anche la trasformazione dei prodotti è un mezzo per la conservazione e trasformazione.
Considerato poi il tasso di disoccupazione in Mali, l’obiettivo è anche quello di dare un maggiore entusiasmo ai giovani rispetto all’agricoltura, con lo scopo di creare occupazione.