Aprire braccia e cuori
“Se arriva una nave e il mare è in tempesta, non posso chiudere il porto. Questo è ovvio, perché salvare le vite viene prima di ogni altra cosa”, ha ribadito il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.
“Se arriva una nave e il mare è in tempesta, non posso chiudere il porto. Questo è ovvio, perché salvare le vite viene prima di ogni altra cosa”. Lo ha ribadito il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, rispondendo ai giornalisti a margine della conferenza stampa convocata a conclusione dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Il card. Bassetti ha ricordato le “forme di collaborazione” avviate con lo Stato, “ad esempio i corridoi umanitari organizzati per gli immigrati da Cei, Comunità di Sant’Egidio e Viminale”. Ma, ha precisato, “se c’è una zattera nel mare di disperati le mie braccia e il mio cuore si allargano all’infinito”.
“Rischiamo di diventare una società di acchiappa fantasmi”, aveva detto agli oltre 800 partecipanti al 16° convegno nazionale di Pastorale giovanile che si è svolto a Terrasini (Palermo). “Facciamo degli altri spesso soltanto degli stranieri, li trattiamo come fantasmi che ci fanno paura. Questo è terribile”, aveva denunciato il presidente della Cei sottolineando che “abbiamo sempre bisogno di fantasmi per alimentare i fanatismi e rassicurare la nostra identità”. “Le paure e i fantasmi – ha aggiunto – fanno chiudere i porti, fanno innalzare muri e steccati”. La paura, ha spiegato, “toglie fiato a possibili sogni di fraternità, avvelena i pozzi della fiducia nella propria vita e rende tutti più decisamente individualistici perché obbliga alla concentrazione sui propri esclusivi bisogni, acceca, non fa più vedere il mondo e non ti fa più vedere gli altri, figurarsi se ti fa poi vedere gli ultimi”.