Un salvagente per i marittimi
Le condizioni di vita dei marittimi, sempre difficili, sono state complicate ulteriormente dal diffondersi del coronavirus. La Chiesa continua a stare accanto ai lavoratori del mare, spiega Antonia Autuori, presidente dell'associazione Stella Maris di Salerno
“Un dono grandissimo”. Così Antonia Autuori, presidente dell’associazione Stella Maris di Salerno, definisce il video-messaggio che Papa Francesco ha inviato ai lavoratori del mare per esprimere loro gratitudine e vicinanza, soprattutto in questo tempo di pandemia. Pur essendo “fondamentali” nel comparto dei trasporti in quanto con il loro lavoro assicurano il flusso degli scambi e la circolazione di forniture mediche, cibo e altri beni, sono spesso dimenticati e le loro condizioni di vita, sempre difficili, sono state complicate ulteriormente dal diffondersi del coronavirus.
“Moltissimi marittimi sono a bordo ormai da un anno: non sono riusciti a rientrare a casa per la mancanza di voli o perchĂ© i loro Paesi non gli consentivano di tornare a causa dell’epidemia, ma anche per l’impossibilitĂ di essere sostituiti da altre persone che potessero dargli il cambio”, conferma Autuori sottolineando che “alcune compagnie delle navi di crociera hanno attivato un servizio di aiuto psicologico per i marittimi a bordo”. La situazione, spiega, “è davvero insostenibile: è come stare in galera senza un motivo, non ci si rende nemmeno bene conto del perchĂ© non si possa scendere o ritornare a casa in quanto l’informazione arriva ovattata o comunque non completa”.
Attualmente sono circa 200mila i marittimi bloccati sulle navi, di cui almeno 3000 italiani. Dopo i tanti appelli lanciati per un intervento coordinato a livello internazionale, “l’auspicio è che questa povera gente possa tornare finalmente a casa”, afferma la presidente della Stella Maris di Salerno.
Per le regole imposte per il contenimento del Covid, anche l’attività delle Stelle Maris presenti nei porti italiani è stata ridotta. “Nel periodo di lockdown così come in questa fase di ripresa, abbiamo potuto fare poco sia perché non possiamo andare a bordo sia perché i marittimi non possono scendere”, racconta Autuori evidenziando però che “fortunatamente non ci sono state emergenze sanitarie particolari”. Sebbene non sia stato possibile offrire i servizi abituali, continua, “abbiamo monitorato le navi che erano in rada, fornito assistenza attraverso le telefonate o mantenendo i contatti con le Agenzie marittime e la Capitaneria di Porto”.
Del resto, “i marittimi sanno di avere nelle Stelle Maris un punto di riferimento”. Sempre, anche in tempo di coronavirus. I presìdi dell’apostolato del mare nei porti sono “un segno di accoglienza e vicinanza a persone sconosciute, che nella maggior parte dei casi non incontrerai mai più”. Il tratto distintivo delle Stelle Maris è stato ed è quello di essere “una casa lontano da casa”: prima, in un passato recente, i marittimi “avevano bisogno di telefonare e di connettersi con i propri familiari, ora invece c’è bisogno di un’accoglienza reale che non li faccia sentire soli”, osserva Autuori per la quale “l’aspetto fondamentale è non perdere di vista l’umanitĂ dei marittimi”. Mai e specialmente in un momento come quello attuale.