Una “Colomba” per i flussi migratori in Mali

Una “Colomba” per i flussi migratori in Mali

Dal recupero dei valori tradizionali per mantenere la coesione sociale allo sviluppo locale ecco la proposta progettuale di Clèment, studente di Rondine.

di Clèment Sangare, studente di Rondine

Il Mali è un paese multilingue e multiculturale. Questa diversità culturale e linguistica è uno dei punti di forza della coesione sociale. Storicamente, i Maliani hanno sempre gestito i loro conflitti intercomunitari o internazionali usando un metodo tradizionale chiamato “Synankouya”: si tratta di una forma di “alleanza” tra gruppi etnici, gruppi familiari e villaggi che compongono un “patto di non aggressione”. Queste relazioni di amicizia sono senza dubbio un modo per ridurre le tensioni tra gruppi etnici vicini o clan familiari.
L’idea su cui ho sviluppato la mia proposta progettuale si basa proprio sul recupero di questa pratica come fondamento per creare un’agenzia di gestione dei conflitti interculturali e di sviluppo locale (il nome dell’agenzia vorrei fosse “Tubani”, cioè “Colomba”) che avrà il compito di formare, dare le competenze e sostenere economicamente i diversi settori. Il primo riguarderà la gestione dei conflitti interculturali o interetnici tra persone o villaggi secondo le metodologie tradizionali (Synankouya); il secondo riguarderà la formazione dei giovani per lo sviluppo di cooperative che si occuperanno di agricoltura, allevamento e pesca e della trasformazione e commercializzazione dei loro prodotti; il terzo è rivolto alla formazione teorico-pratica per la fabbricazione di pannelli solari fotovoltaici, termici e minieolici da installare nei villaggi.

Consulenza e formazione per la trasformazione dei conflitti interculturali e interetnici.
Questa attività avrà il compito di promuovere la gestione tradizionale del conflitto interculturale o interetnico attraverso l’apertura di uno sportello di mediazione, corsi di formazione per mediatori culturali e di conflitti e l’organizzazione di conferenze sui temi della coesione sociale: per il Mali questo tipo di agenzia sarebbe una novità rivoluzionaria. Tali iniziative avranno lo scopo di valorizzare la cultura locale spesso dimenticata proprio dai giovani, ma che può essere una risorsa preziosa per favorire l’integrazione tra i diversi gruppi del Mali. Tutto questo passerebbe dalla sensibilizzazione della popolazione ai valori di coesione sociale tramite media (Radio, Facebook, TV); eventi folkloristici con danze, canti tradizionali, racconti, proverbi, indovinelli; individuazione di ambienti per la conservazione degli oggetti tradizionali maliani.
Sarà necessario inoltre favorire la nascita di imprese o cooperative agricole, zootecniche e ittiche, trasformazione e commercializzazione dei prodotti che metterebbero  i giovani nella condizione di avviare e gestire una propria attività, valorizzando le colture e specie del territorio e tenendo conto dell’impatto ambientale. Ma soprattutto vedrebbero delle prospettive concrete per il loro futuro in linea con lo sviluppo pacifico del paese.  La relazione tra agricoltura e sostenibilità ambientale è uno dei temi più attuali nell’ambito della difesa dell’ambiente. Ecco perchè vorrei che anche le energie rinnovabili e installazione di pozzi avessero un ruolo importante nel mio progetto.  Il Mali è un paese dove le energie rinnovabili potrebbero essere utilizzate molto efficacemente. Vento e sole sono pressoché costanti nel paese. L’idea allora è quella di trasformare queste risorse naturali in energia elettrica attraverso impianti solari ed eolici.
L’agenzia “Tubani” quindi sarebbe in  grado di soddisfare le esigenze locali di gestione dei conflitti interpersonali, intergruppo e interetnici grazie alla rivalorizzazione della Synankouya che diventerà un elemento importante della coesione sociale. La cultura tradizionale e la sua diversità sarà recuperata e trasferita sia agli adulti che l’hanno dimenticata, sia ai giovani che non l’hanno conosciuta. L’occupazione giovanile locale aumenterebbe grazie alla nascita di cooperative agricole, zootecniche e di energie rinnovabili. Il flusso migratorio dei giovani potrebbe così diminuire sensibilmente grazie alla nascita di nuove opportunità di impiego.