Ascoltare il grido dei poveri
“Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui”, ha scandito Bergoglio ricordando che “vivere la fede a contatto coi bisognosi non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato".
Davanti “alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte oppure si aprono le braccia, impotenti di fronte all’oscura forza del male. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no”. Lo ha ribadito papa Francesco nell’omelia della messa celebrata in occasione della Giornata Mondiale dei poveri. “Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui”, ha scandito Bergoglio che ha esortato tutti ad “ascoltare il grido di chi vive in acque burrascose”. Il “grido dei poveri”, ha spiegato, è “il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi”. Ma è anche “il grido di anziani scartati e lasciati soli”, di “chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica”, di “chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo”, di “intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono”. “È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti”, ha riassunto il papa ricordando che “l’ingiustizia è la radice perversa della povertà”.
Il grido dei poveri, ha denunciato il pontefice, “diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi”. “Abbiamo occhi per vedere, orecchie per sentire, mani tese per aiutare?”, si è chiesto il papa sottolineando che “Cristo stesso, nella persona dei poveri reclama a voce alta la carità dei suoi discepoli, ci chiede di riconoscerlo in chi ha fame e sete, è forestiero e spogliato di dignità, malato e carcerato”. Perché, ha chiarito, “vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato”.