Dalle Catacombe di San Gennaro di Napoli ai Mausolei di Timbuctù

Dalle Catacombe di San Gennaro di Napoli ai Mausolei di Timbuctù

Il racconto di Clement, uno dei giovani impegnati nel progetto di Rondine.

I giovani della World House di Rondine Cittadella della Pace testimoniano ogni giorno che è possibile la convivenza tra nemici e l’accoglienza di punti di vista differenti, ma sentono anche il bisogno di confrontarsi con altre realtà che lavorano con i giovani implementandone la partecipazione attiva nella società. È per questo che è stato organizzato uno scambio di esperienze di vita con i giovani della “Cooperativa La Paranza” di Napoli che si è tradotto in un’importante occasione di apprendimento e di scambio esperienziale reciproco.
“La Paranza” è nata in uno dei quartieri di Napoli in cui è più evidente la convivenza tra grandi differenze socio-culturali ed enormi risorse. Una terra di conflitti sociali che minano le basi della convivenza civile e creano profonde ferite. La cooperativa è nata per cambiare le cose e mettere le conoscenze e la volontà a sostegno di nuove attività produttive, per far crescere la speranza nei giovani. La condivisione delle esperienze dei giovani del centro, la loro forza di volontà nel dare una svolta alla propria vita tramite l’arte o altre forme di lavoro sociale e il desiderio di essere cittadini attivi nel cambiamento che vogliono vedere nella loro comunità, ha dato la possibilità ai giovani di Rondine di approfondire temi di grande attualità. Di grande interesse la visita alle Catacombe di San Gennaro aperte al pubblico grazie alla Cooperativa che ha avviato una profonda riflessione tra i giovani Maliani in relazione alla cura di morti e alla loro memoria. La cultura maliana attribuisce grande importanza all’intercessione dei morti per i vivi e questo è fortemente connesso con il fatto che la religione tradizionale del Mali è quella animista. Dopo le conversioni al cattolicesimo e all’Islam, viene oggi praticata da un rimanente 10% della popolazione ma resta comunque quella più diffusa nella gran parte dei villaggi rurali. Nella falesia di Bandiagara, ad esempio, si può ancora vedere quanto questa religione sia ancora enormemente sentita dalla popolazione e quanto l’organizzazione di queste società rurali sia ancora autenticamente e interamente improntata e modellata sulla base del sentire religioso animista. Questa è una delle zone più affascinanti, ricche di tradizioni, arte, paesaggi naturalistici, misteri e magia, di tutta l’Africa dell’Ovest. Secondo l’animismo qualsiasi oggetto materiale, come una pietra o un albero, possiedono un’anima e pertanto vengono venerati. Ancora oggi vengono praticati riti votivi e sacrificali, che consistono nell’offrire sangue animale o prodotti vegetali ad idoli o feticci, auspicando in cambio longevità, prosperità, fecondità e pioggia. Le persone che praticano la religione tradizionale organizzano grandi feste in memoria dei defunti. Alcuni fanno questi sacrifici per il riposo dell’anima del defunto e altri lo fanno per chiedere l’intercessione del defunto a loro favore. Anche nei villaggi pienamente islamizzati, numerose feste e cerimonie mantengono una ritualità fortemente legata alle spiritualità ancestrali.
Anche in Mali la questione del mausoleo è molto importante ma anche problematica. Timbuctù è nota come la “Città dei 333 Santi” proprio per i personaggi sepolti e venerati nei suoi mausolei. Gli abitanti della città sono particolarmente attaccati a questi luoghi, che figurano tra i 1051 siti classificati patrimonio dell’Umanità Unesco. Nel 2012, un gruppo jihadista ha attaccato la città nell’ambito della Guerra del Mali e sono stati distrutti una decina di mausolei e siti religiosi. Uno dei responsabili è stato processato all’Aia nel 2016: per la prima volta nella storia un terrorista è stato condannato per crimini di guerra contro il patrimonio culturale. Considerata la rilevanza culturale, il fatto che “molti siti sono unici e dotati di grande valore”, e che “la loro distruzione comporta la distruzione di parte della memoria condivisa dell’umanità e della coscienza collettiva”, oltre che “l’impossibilità, da parte dell’umanità, di trasmettere i suoi valori e la sua conoscenza alle future generazioni”, la Corte  ha ordinato la riparazione dei siti di Timbuctù, che dovrà includere anche alcune misure simboliche come “un memoriale, una commemorazione o una cerimonia di perdono” per “riconoscere pubblicamente il danno morale subito dalla comunità di Timbuctù”. Questo riconoscimento internazionale deve aiutare i giovani maliani a capire quanto sia importante proteggere e prendersi cura dei mausolei che si trovano nel loro paese e Napoli ha mostrato un esempio di eccellenza di un modello di recupero e gestione di questi siti di cui potranno fare tesoro.