Il pane dell’incontro
A Catania, venti ragazze strappate alla tratta frequentano un corso di italiano e si cimentano con le tecniche di panificazione. Grazie al progetto "Lievito di speranza".
Il pane dell’incontro. Sembra uno slogan, ma a Catania la strada dell’integrazione passa davvero attraverso rosette, focacce, biscotti e dolcetti di pasta di mandorle. Con i fondi della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”, le suore Serve della Divina Provvidenza hanno avviato “Lievito di speranza” per favorire l’inclusione sociale e lavorativa di ragazze vittime della tratta. Grazie al progetto, venti giovani straniere possono frequentare il laboratorio di pane e la scuola di italiano. “Si va sempre crescendo e migliorando: le ragazze imparano la nostra lingua, si esprimono e questo le aiuta ad integrarsi”, racconta con una punta di orgoglio la referente, suor Rosalia Caserta, sottolineando che “il settore alimentare è davvero una strada bella di inclusione”. “Nel laboratorio – spiega la religiosa – ormai vengono lavorate tutte le farine siciliane e si sta sperimentando la produzione di prodotti per celiaci”. Non solo: “abbiamo lanciato ‘L’altra merenda’, una proposta a cui hanno aderito alcune classi. Due o tre volte alla settimana, le nostre ragazze preparano la merenda, dolce o salata, per i bimbi che chiedono. Così al posto della brioche confezionata, possono gustare una focaccina a lievitazione naturale o una crostatina con la marmellata genuina”, sorride suor Caserta evidenziando il valore sociale e culturale di questa iniziativa. “La gente prova e torna e questo è bello, oltre che importante”, confida la religiosa. “Da qualche settimana – aggiunge – ogni domenica abbiamo una postazione fissa al mercatino zonale del contadino dove le ragazze, con i nostri operatori, possono offrire i loro prodotti”.