L’esempio di una donna

L’esempio di una donna

L'incontro tra Brigitte Togo, studentessa maliana di Rondine, e il premio Nobel Leymah Gbowee. 

A Rondine è consuetudine ospitare personalità importanti: lo scorso 23 novembre 2017 abbiamo avuto la fortuna di ricevere Leymah Gbowee, un’attivista per la pace liberiana in Africa, premio Nobel per la pace nel 2011. È stato interessante ascoltare di persona l’esperienza di una donna africana che tanto ha fatto per la pace della sua terra e di tutta l’Africa. Una visita memorabile resa tale anche grazie al suo modo di esprimersi, entusiasmante ed energico, nell’affrontare tanti diversi argomenti di grande attualità.
Per Gbowee, tutti devono contribuire alla costruzione della pace e l’educazione alla pace è uno strumento fondamentale. Il dialogo e la negoziazione tra individui, gruppi e stati hanno lo scopo di prevenire i conflitti.
Ha detto di essere rimasta molto colpita dalla realtà di Rondine, specialmente dal fatto che giovani di tutto il mondo come noi scelgano un percorso di formazione di ben due anni e così intenso per diventare leader di pace mentre il mondo attuale è pervaso da ignoranza e odio verso il prossimo: “Questi sono i giovani, sui quali dobbiamo investire e che dobbiamo sostenere – ha detto Gbowee – giovani che lavorano nella direzione della pace”.
Per me l’istruzione o la formazione non si limitano alla pura conoscenza e al know-how, ma devono mirare anche a garantire uno sviluppo totale dell’individuo e di tutte le sue abilità, per consentire agli “studenti” di chiarire e approfondire le domande stesse prima di cercare le risposte. L’educazione alla pace è quindi un approccio preventivo alla risoluzione dei conflitti basato sull’insegnamento e sulla diffusione di valori di pace e uguaglianza.
Nel suo intervento, Gbowee si è soffermata sui temi dell’immigrazione, dei rifugiati e degli sfollati interni, in particolare in relazione a quei territori in cui gli effetti devastanti della guerra per le popolazioni sono stati conseguenza anche delle scelte politiche dei governi. Lei stessa ha raccontato di essersi sentita discriminata in quanto immigrata e quanto sia necessario lavorare sui pregiudizi delle persone, di ognuno di noi: “Noi, come persone dello stesso ordine mondiale – ha detto – dobbiamo costringerci a demolire i muri in modo che possiamo vederci per quello che siamo veramente”.
Il premio Nobel per la pace sostiene che l’Europa non dovrebbe vedere la migrazione come una minaccia, ma come un vantaggio perché i migranti in qualche modo contribuiscono all’economia di quei Paesi, e che dovrebbe essere più accogliente, perché gli europei in passato sono migrati pure loro in altri continenti in cerca di una vita migliore.
Il dialogo, la conoscenza, l’incontro sono elementi che ci consentiranno di non chiudere gli occhi, perché il mondo che abbiamo ereditato è un mondo che non accetta le persone che non la pensano allo stesso modo.
In qualità di attivista per la pace in Africa, Gbowee ha criticato la responsabilità dei leader africani nei confronti dei loro popoli per la cattiva gestione e per la corruzione delle istituzioni africane. È necessario investire nello sviluppo, il cambiamento deve venire dall’interno. Oltre che combattere la povertà nei diversi stati africani, favorire l’incontro tra i diversi popoli africani e aprirsi al mondo.
Anche io penso che nessuna organizzazione internazionale può trasformare i paesi se non desiderano trasformarsi. Lo sviluppo poi sarebbe un modo per combattere l’immigrazione.
Questo messaggio era rivolto a tutti noi, ma io l’ho sentito particolarmente mio in quanto figlia del continente africano. L’intervento di Gbowee è stato semplice, ma profondo nell’emozione e molto concreto. Ha rappresentato per me e gli altri studenti un esempio da seguire, e ci ha incoraggiati a perseguire la nostra strada e il nostro impegno. Sono rimasta davvero colpita da lei dalla sua determinazione e dalla sua modestia. Lei incarna una potente figura femminile orgogliosa di rappresentare la sua cultura e il suo patrimonio africano, attraverso il suo atteggiamento, i suoi abiti, la sua acconciatura… tutto in lei racconta la storia e la tradizione del suo popolo, di un continente in cui il successo delle donne è molto difficile; lei, come tante altre attiviste, risveglia le coscienze delle donne e le incoraggia a prendere in mano il loro destino. L’emergere di donne ad alti livelli di responsabilità nella società civile è la migliore prova del cambiamento nel continente. Un progresso considerevole in un continente in cui persiste la discriminazione contro le donne. Gbowee ha trasmesso un messaggio straordinario a noi giovani di Rondine attraverso la sua storia, la sua carriera. Un giorno seguirò il suo esempio.