No alla logica dello scarto
"È necessaria una risposta comune, concertata da tutti i Paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli Stati, sia dei migranti e dei rifugiati”, ha detto il Papa che ha espresso preoccupazione per il riapparire di nazionalismi e populismi.
“Tra i deboli del nostro tempo che la comunità internazionale è chiamata a difendere ci sono, insieme ai rifugiati, anche i migranti”. Lo ha ricordato papa Francesco ribadendo che “ogni essere umano anela a una vita migliore e più felice”. “Non si può risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, né con soluzioni parziali”, ha precisato.
Nell’importante e articolato discorso rivolto al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede in cui ha affrontato delicate questioni riguardanti la geopolitica, “ancora una volta” il papa ha voluto “richiamare l’attenzione dei Governi” affinché “si presti aiuto a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici”, ma anche perché “si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza”. Francesco ha quindi chiesto che “ci si adoperi perché le persone non siano costrette ad abbandonare la propria famiglia e nazione, o possano farvi ritorno in sicurezza e nel pieno rispetto della loro dignità e dei loro diritti umani”.
Pur essendo consapevole che “le ondate migratorie di questi anni hanno causato diffidenza e preoccupazione tra la popolazione di molti Paesi, specialmente in Europa e nel Nord America, e ciò ha spinto diversi governi a limitare fortemente i flussi in entrata, anche se in transito”, il papa ha affermato con convinzione che “a una questione così universale non si possano dare soluzioni parziali”. “Le recenti emergenze – ha spiegato – hanno mostrato che è necessaria una risposta comune, concertata da tutti i Paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli Stati, sia dei migranti e dei rifugiati”.
Il Papa ha infine evocato “il periodo tra le due guerre mondiali”, durante il quale “le propensioni populistiche e nazionalistiche prevalsero sull’azione della Società delle Nazioni”, esprimendo preoccupazione per “il riapparire oggi di tali pulsioni” che “sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con l’esito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilità della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri più vulnerabili della famiglia delle nazioni”.