Per andare oltre il conflitto

Per andare oltre il conflitto

Cosa si nasconde dietro atti o parole che sembrano solo semplici e innocue abitudini quotidiane? Lo spiega Magnan Arvedo Doumbia, studente maliano di Rondine.

di Magnan Arvedo Doumbia, studente di Rondine  Cittadella della Pace


In generale, nella nostra vita quotidiana, facciamo cose o diciamo cose alle quali non prestiamo attenzione o che sono banali per noi. Ma prendendo qualche minuto per riflettere, vediamo quale influenza possono avere questi atti o queste parole che sembrano solo semplici e innocue abitudini quotidiane. Dando appena un po’ più di importanza ai piccoli gesti vediamo ovviamente quale impatto hanno sulle nostre relazioni quotidiane.

L’esempio più semplice è dire “ciao” a qualcuno. Sembra banale ma quando ci prendiamo un po’ di tempo per pensarci capiamo può fare davvero la differenza e avere un forte impatto sull’altra persona e sulla nostra relazione con essa. In particolare nelle culture africane, la parola “ciao” ha un’importanza incomparabile. Prendendo l’esempio del Mali, il mio paese, al mattino devi salutare tutti, tutti i membri della famiglia e anche i vicini e il più a lungo possibile, e salutare anche tutte le persone che incontri lungo la strada. Non sono solo abitudini o tradizioni, ma manifestazioni di cortesia e profondo rispetto verso l’altro. Ma c’è di più. Salutare qualcuno che consideri un nemico ha un significato molto importante: significa che sei disposto ad andare oltre le differenze, oltre il conflitto.

Allo stesso modo, guardare o fissare un nemico negli occhi esprime il desiderio passare ad un nuovo stadio della relazione reciproca. Lo sguardo non è inutile o privo di senso; lo sguardo esprime un sentimento, un desiderio, una ferma volontà per qualcosa. A volte i nemici fanno una “falsa fuga”, ovvero evitano che i loro sguardi coincidano ma, nella maggior parte dei casi, se lo fanno è in un senso più aggressivo per esprimere i loro desideri di combattere l’uno contro l’altro, ma nel momento in cui si accordano per stabilirsi senza aggressività, ognuno decide di mettere da parte il proprio ego e andare oltre sé stesso per trovare una soluzione al proprio problema. È qui che arriva il lavoro di Rondine.

Rondine Cittadella della Pace dà spazio e il tempo a questi studenti, molti dei quali nemici offrendo loro un’opportunità. Rondine sta aiutando a costruire una nuova fiducia che darà forza e coraggio a due persone per accettarsi e fare un passo verso una risoluzione che migliori la situazione di entrambi. In questo modo ognuno decide di lasciare l’area delle tenebre, dell’ignoranza, del confinamento. Questi studenti stanno già accettando e attraversando questa linea rossa come i loro popoli, i loro rispettivi paesi per anni di indifferenza. Coloro che si guardavano solo di sfuggita,  si guarderanno l’un l’altro, fissandosi negli occhi, per indicare la reciproca considerazione.

Il più grande bene che l’uomo può fare per sé stesso è smettere di odiare il suo nemico nel suo cuore. Perché smettendo di odiare l’altro libera l’altro, ma anche sé stesso. Poiché l’inimicizia è un peso che pesa più da ogni parte, crea barriere che allontanano le persone e impedisce di generare amore. Il più grande valore dell’uomo è nella sua volontà di andare verso il suo nemico e guardarlo, fissarlo negli occhi per dire “ciao”, “buon lavoro” e mostrargli la considerazione e il rispetto che abbiamo verso lui e la sua persona.