Persone, non questioni migratorie
"I migranti sono il simbolo degli scartati della società globalizzata", ha evidenziato Bergoglio nella messa celebrata in occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa.
“I migranti sono prima di tutto persone umane e oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Lo ha ribadito Papa Francesco che, nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa (quello sull’isola fu il primo viaggio del pontificato), ha celebrato nella Basilica di San Pietro una Messa per i migranti. “Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie”, ha sottolineato Bergoglio che ha voluto rivolgere un pensiero “agli ‘ultimi’ che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono”. Sono, ha spiegato, “gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”. Essi, ha chiarito Francesco, “sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”. Purtroppo “le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti”, ha osservato il pontefice ricordando che “nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli”.
I “più deboli e vulnerabili” infatti “devono essere aiutati”. Riprendendo l’immagine della “scala di Giacobbe”, i cui gradini richiedono “impegno, fatica e grazia”, Bergoglio ha evidenziato che “potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo”. Si tratta, ha concluso, “di una grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare”.